la Storia
La storia di Fiat da prima della guerra agli anni ’90
la storia
La FIAT (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino, denominazione conservata fino al 1918) nasce l’11 luglio 1899 come casa produttrice italiana di automobili, ad opera di Giovanni Agnelli e di diversi altri soci, per poi svilupparsi in numerosi altri settori, dando vita al più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano. Ha sede a Torino.
- Storia e direzione aziendale
L’azienda nacque dalla comune volontà di una trentina tra aristocratici, possidenti e professionisti torinesi di impiantare una fabbrica per la produzione di automobili. L’idea di produrre automobili su scala industriale era venuta all’avv. Cesare Goria Gatti (poi fondatore dell’ACI Automobile Club d’Italia) che aveva già finanziato la costruzione della “Welleyes”, un’automobile progettata dall’ing. Aristide Faccioli e costruita artigianalmente dalla “Accomandita Ceirano & C.”. Visto il successo ottenuto dalla “Welleyes” alla sua presentazione, Goria Gatti pensa di acquisire le esperienze, le maestranze e la competenza della “Accomandita Ceirano & C.” (della quale era socio) per trasferirlo su scala industriale, come già avveniva nella fabbriche del nord Europa.
Il gruppo di notabili, dopo una riunione a Palazzo Bricherasio per fissare le linee d’accordo, si ritrova nella sede del “Banco di Sconto e Sete” di Torino per sottoscrivere l’atto di “Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili” redatto dal Cav. Dott. Ernesto Torretta, Notaio Patrimoniale della Real Casa: è l’11 luglio 1899. I soci versano un capitale di 800.000 lire in 4.000 azioni (circa 10 milioni di euro attuali) ed affidano la presidenza al Cavalier Ludovico Scarfiotti. Immediatamente la neonata FIAT acquista la “Accomandita Ceirano & C.”, liquidando il socio-fondatore Giovanni Battista Ceirano con la somma di 30.000 lire.
La prima vettura costruita dalla FIAT sarà il modello “3½ HP”, copia della “Welleyes” e prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899.
Dopo un primo periodo di difficile sviluppo, segnato da diverse ricapitalizzazioni e da modifiche nella composizione del capitale azionario (non sempre in maniera pacifica ma anche sfociate in processi clamorosi per l’epoca), la proprietà della casa automobilistica viene assunta quasi integralmente da Giovanni Agnelli, che diventerà senatore durante il Fascismo e resterà a capo dell’azienda sino al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo aver rischiato di perdere la proprietà dell’azienda per la propria compromissione con il regime fascista, Agnelli passa il comando a Valletta, essendo l’unico figlio maschio, Edoardo, morto in un incidente aereo. Valletta, uomo di qualità non comuni, si occupò di reggere per conto della famiglia Agnelli una delle poche aziende italiane non completamente inginocchiate dalla disfatta, riuscì a farla rialzare e contemporaneamente fornì l’opportuna preparazione al ruolo che appena possibile avrebbe dovuto assumere il giovane discendente “primo in linea dinastica” (definizione attribuita a Montanelli).
Gianni Agnelli, l’erede, divenne presidente della FIAT nel 1966 e lo rimase fino al compimento del 75° compleanno, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza.
La carica viene assunta prima (1996) dall’ex amministratore delegato Cesare Romiti e poi (1998) da un dirigente genovese che per molti anni ha lavorato alla General Electric negli USA, Paolo Fresco.
La crisi del gruppo porta il fratello Umberto alla presidenza (2003) e dopo la morte di Umberto è la volta (2004) di Luca Cordero di Montezemolo; l’erede designato dalla famiglia Agnelli, John Elkann, è stato nominato vice presidente all’età di 28 anni e altri membri della famiglia fanno parte del consiglio di amministrazione. L’Amministratore Delegato, Giuseppe Morchio, dimissionario, è stato sostituito da Sergio Marchionne, che lo ha sostituito dal 1 giugno 2004.
La gestione di Gianni Agnelli incrementò notevolmente la vocazione multinazionale e plurisettoriale dell’azienda; una vocazione che affondava le proprie radici nelle realtà industriali create dalla Fiat in tutta Europa, già nel primo ventennio del secolo. La crescita, certo aiutata anche dal cosiddetto “boom economico” degli anni ’60, fu rilevante sia in campo nazionale che nei mercati esteri.
Le attività e le strategie del gruppo, in origine dirette alla sola produzione industriale di autovetture (e poco dopo anche di veicoli industriali e agricoli), con il passare del tempo ed a causa delle mutate condizioni di mercato e del consolidato assetto di gruppo, sono andate verso una diversificazione in molti altri settori. Il gruppo ha al momento attività in una vasta gamma di settori dell’industria e nei servizi finanziari.
Si tratta del maggiore gruppo aziendale italiano, che vanta inoltre significative attività anche all’estero, ov’è presente in 61 nazioni con 1063 aziende che impiegano oltre 223.000 persone, 111.000 delle quali al di fuori dell’Italia.
La FIAT iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923.
- Modelli pre-bellici e bellici
La prima produzione di autovetture, datata 1900, avvenne con l’utilizzo di 150 operai nello stabilimento in Corso Dante a Torino. Da lì uscirono 24 autoveicoli modello Fiat 3/12hp, di cui una curiosità era la mancanza della retromarcia. Ancora nel 1903 la produzione era limitata a 103 pezzi di auto.
Al 1902 risale anche la prima affermazione della casa nelle competizioni automobilistiche, quando, con alla guida Vincenzo Lancia si aggiudica una gara locale piemontese la Torino Sassi-Superga.
Sempre al primo decennio del XX secolo risalgono le prime diversificazioni della Fiat nel campo dei veicoli commerciali, dei tram, degli autocarri e dei motori marini. La società inizia anche un’attività all’estero con la fondazione nel 1908 della Fiat Automobile Co negli Stati Uniti e la successiva costruzione nel 1909 dello stabilimento di Poughkeepsie; nel frattempo si amplia anche il numero delle persone occupate, giunte a 2500 unità nel 1906. Nel 1908 viene messa in produzione la Fiat 1 Fiacre, prima autovettura destinata alla funzione di taxi e di cui vennero esportati numerosi esemplari nelle più importanti città come Parigi, Londra e New York.
Poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, la società torinese rinnova totalmente la gamma di autovetture in produzione con la presentazione dei modelli 1,2,3,4,5,6; di questi modelli va ricordata la presenza dei primi esempi di batteria e di trasmissione a cardano. Nel 1911 l’azienda si cimenta nella costruzione di un autoveicolo specifico per battere il record mondiale di velocità: a tal fine costruisce la Fiat 300 hp Record, un’auto di quasi 29.000 cc e 290 cv di potenza, in grado di sfiorare i 300 kmh.
Sempre prima dello scoppio della guerra l’azienda madre fonda la Fiat lubrificanti, allarga le sue attività estere con l’apertura di una società in Russia e inizia la produzione in serie della Fiat Zero di cui costruirà circa 2000 esemplari, forniti anche di impianto elettrico. Naturalmente la produzione civile viene quasi completamente convertita ad uso bellico durante il conflitto e il modello Fiat 501 viene assemblato soprattutto per il Regio Esercito.
Alla ripresa produttiva post bellica nel 1919 l’azienda torinese presenta la Fiat 501 ad uso civile, di cui riesce a mettere sul mercato quasi 45.000 unità. Nel frattempo prosegue anche la diversificazione nel campo dei veicoli industriale e dell’accessoristica; quest’ultima rappresentata dalla fondazione della Magneti-Marelli.
Dopo la visita del Senatore Agnelli agli stabilimenti della Ford, fondata da Henry Ford nel 1903 negli USA, appare evidente che l’unica via percorribile sia quella di operare in serie, attraverso la catena di montaggio. Le prime manifestazioni del nuovo metodo di costruzione sono evidenti dopo l’inaugurazione del Lingotto, modernissimo stabilimento di 153.000 mq, disposto su 5 piani e
con la presenza sul tetto di una pista di prova per i nuovi modelli.
I modelli in produzione negli anni 1920 spaziano dall’utilitaria Fiat 509 alla lussuosa berlina Fiat 529 equipaggiata di freni su tutte le 4 ruote e di volante regolabile. Una innovazione tecnologica importante è quella del 1928 dove la Fiat, prima al mondo, utilizza l’alluminio per la costruzione delle teste dei motori.
Il decennio antecedente lo scoppio della seconda guerra mondiale è caratterizzato dalla politica autarchica voluta da Mussolini che impedisce uno sviluppo all’estero dell’azienda, ma che aiuta nell’espansione sul mercato interno. È di questo periodo il debutto della Fiat 508 Balilla, presentata nel 1932, inizialmente fornita di cambio a 3 marce e in un secondo tempo (dal 1934) con uno più moderno a 4, che segna il nuovo record di produzione per la Fiat con oltre 110.000 esemplari. Pochi anni dopo il record verrà sbriciolato con la Fiat 500, conosciuta nella prima versione con il nomignolo di Topolino e che, presentata nel 1936, in un ventennio di produzione riuscì a raggiungere l’invidiabile cifra di oltre 500.000 unità.
Appena prima dello scoppio della guerra viene inaugurato anche il nuovo stabilimento di Mirafiori dove viene iniziata la turnazione del lavoro sull’arco delle 24 ore.
Un modello che non può essere dimenticato è la Fiat 6 cilindri 1500, lanciata alla fine del 1935, che si distingue per una innovativa linea aerodinamica e filante della carrozzeria; questa nuova linea, molto accattivante, sarà estesa (ovviamente in formato ridotto) dalla Topolino nel 1936 e dalla Fiat Nuova Balilla 1100, la prima Fiat a fregiarsi del titolo di 1100,che sarà immessa sul mercato nel giugno 1937. L’ultimo prodotto anteguerra – uscito nel 1938 – è l’ammiraglia Fiat 2800: per ovvie ragioni (la natura stessa della vettura e lo scoppio della seconda guerra mondiale) questo modello, che inaugura, in casa Fiat, una nuova forma del cofano (un muso detto a spartivento) sarà costruito (anche in versione “militare”) in soli 621 esemplari sino al 1944.
La seconda guerra mondiale porta ad una drastica riduzione della produzione di autovetture con una conversione delle linee alla costruzione di veicoli commerciali richiesti dalla macchina bellica. Gli impianti subiscono gravissimi danni a causa dei bombardamenti e vengono pressoché fermati.
- La produzione Fiat del dopoguerra
La 500 B trasformabile del 1948: la vettura ed il posto di guida. Si noti la doppia racchetta del tergicristallo, in pratica l’unico particolare (assieme al sistema d’apertura del cofano motore) che consente di distinguere la 500 B dalla precedente 500, dotata di racchetta unica
La fine del conflitto mondiale lascia un cumulo di macerie degli impianti industriali e si somma, per l’azienda, alla morte del suo co-fondatore e il conseguente passaggio della dirigenza all’ing. Valletta: solo nel 1948 e grazie agli aiuti stanziati dal Piano Marshall terminano i lavori di ricostruzione degli stabilimenti e riprende in pieno la produzione di autovetture. Già sul finire del 1945, comunque, cominciano a lasciare la fabbrica le prime autovetture: la gamma é quella dell’anteguerra (decurtata della grossa “2800” da rappresentanza) e comprende dunque tre modelli di base: la 500 Topolino, la 1100 e la sei cilindri 1500.
Nel 1948, alla fine di giugno, si ha il primo rinnovamento del dopoguerra: nasce la Topolino 500 B, che differisce dalla precedente soprattutto per una modifica al sistema di distribuzione del motore, che passa dalle “valvole laterali” alle più moderne ed efficienti “valvole in testa”, con un guadagno di potenza (da 13 a 16 HP) e di velocità (da 85 a 95 Kmh). Praticamente inalterata appare invece la carrozzeria. Meno di tre mesi dopo, nel settembre del 1948, esce la prima “station wagon” italiana prodotta in serie: si tratta della 500 B “Giardiniera” che, sulla meccanica della 500 B appena immessa sul mercato, monta una carrozzeria molto originale (allora definita “giardiniera”) caratterizzata dalle fiancate in legno: la vetturetta offre una abitabilità di 4 posti “veri” più un discreto bagagliaio, non male per una vetturetta di appena 570 cmc. Contemporaneamente, anche i modelli superiori, 1100 e 1500, vengono “aggiornati” ed assumono le nuove denominazioni di “1100 B” e di “1500 D”.
Nel 1949 la Topolino cambia vestito e diventa 500 C. A marzo, la nuova versione viene esposta in anteprima al Salone di Ginevra: la meccanica é praticamente invariata, mentre la carrozzeria abbandona i fanali sporgenti dai parafanghi e si fa più arrotondata e moderna. La stessa modifica interessa ovviamente anche la versione “Giardiniera”. La presentazione in Italia delle due versioni avviene due mesi dopo, nel maggio 1949.
Alla Fiera del Levante di Bari, nel settembre 1949, il rinnovamento riguarda la 1100 e la 1500, la cui denominazione assume il suffisso “E”: se per la 1100 il rinnovamento é opportuno e comprensibile in quanto il modello é destinato a rimanere in produzione ancora a lungo, lo stesso non si può dire per la sorella maggiore 1500, dal momento che é imminente il lancio dell’erede, la 1400, che nascerà appena sei/sette mesi dopo. Comunque, tanto la 1100 E quanto la 1500 E si differenziano dalle precedenti 1100 B e 1500 D per alcune modifiche estetiche determinate soprattutto dalla scomparsa della ruota di scorta esterna, ora alloggiata in un apposito vano (avente anche funzioni di bagagliaio) che é accessibile dall’esterno e che viene ad integrarsi nella parte posteriore della carrozzeria. Altre modifiche riguardano i paraurti (irrobustiti) e l’adozione del comando del cambio con leva al volante, secondo l’imperante moda “americana”.
Solo nel 1950 avviene la presentazione di un modello veramente nuovo, la Fiat 1400, che manda definitivamente in pensione la pur valida sei cilindri 1500; sarà il primo modello con carrozzeria portante e fornito di serie di impianto di riscaldamento. Negli anni immediatamente successivi verranno presentati anche dei veicoli “inusuali” nella produzione dell’azienda fino ad allora: nel 1951 esce la la Fiat Campagnola, mezzo fuoristrada di derivazione della mitica Jeep utilizzata dall’esercito americano durante la guerra, mentre l’anno dopo (1952) é la volta della Fiat 8V, una berlinetta sportiva a 2 posti caratterizzata dalle sospensioni a 4 ruote indipendenti, novità per l’azienda torinese. Altro traguardo importante raggiunto nel 1951 è rappresentato dalla presentazione di un aereo il modello G80, primo jet costruito in Italia.
Nel campo delle utilitarie, il Salone di Bruxelles del gennaio 1952 tiene a battesimo la nuova versione “station wagon” della 500 C Topolino, definita “Belvedere” e caratterizzata dalla carrozzeria interamente metallica (la precedente “Giardiniera” aveva le fiancate in legno).
Il 1952 non è un anno particolarmente ricco di novità, tuttavia – oltre alla Belvedere metallica ed alla sportiva 8V – vede la luce il modello 1900 nelle due versioni: la berlina (quasi identica alla 1400 ma con mascherina con più cromature, lunotto ampliato ed interni più lussuosi) e la due porte denominata “Granluce”. La nuova 1900 é caratterizzata, tecnicamente, dalla adozione di uno speciale giunto idraulico che rende più fluida e pastosa la marcia.
Da segnalare ancora che, a fine anno, l’autocarro leggero Fiat 615 viene venduto anche con motorizzazione diesel, un piccolo propulsore di 1,9 litri alimentato a gasolio che equipaggerà, l’anno dopo, la prima autovettura diesel della Fiat, la 1400 Diesel.
Nel 1953 l’occupazione negli stabilimenti raggiunge la cifra di 71.000 unità mentre nel campo della tecnica viene prodotta la prima versione della Fiat 1400 con motorizzazione Diesel ripresa dall’autocarro leggero tipo 615. Dello stesso anno è la commercializzazione del modello Fiat 1100 nella sua nuova edizione a struttura portante denominato e conosciuto come “modello 103” e considerato un po’ come l’erede della mitica Balilla. Di questo fortunato modello, destinato a recitare una parte da protagonista tra i modelli Fiat per oltre 15 anni (sarà sostituito dalla 128 nel 1969), esce anche, a fine anno, la versione “spinta” TV (Turismo Veloce) seguita, all’inizio del’54, dalla station-wagon (Familiare la definizione dell’epoca)
Nel 1954 la Fiat non presenta grandi novità: al Salone di Torino di primavera, a parte la vettura sperimentale a Turbina (esposta più che altro per scopi pubblicitari) vengono presentate le nuove 1400/1900 nella serie contrassegnata dal suffisso “A” e caratterizzata da una carrozzeria ammodernata e da alcune piccole modifiche meccaniche.
Il 1955 è caratterizzato dal pensionamento della 500/Topolino e dalla presentazione della Fiat 600, primo modello che veramente darà inizio alla motorizzazione di massa degli italiani, che sarà seguita nel 1956 dalla originalissima derivata Fiat 600 Multipla, prima “monovolume” italiana.
Il 1956, Multipla a parte, vede uscire una nuova serie di 1400/1900 (tipo “B”) e di 1100/103 (tipo “E”) mentre il 1957 é l’anno che segna la nascita della Nuova 500 e di una nuova serie di 1100/103 con “codine” più lunghe pronunciate (definita anche come “modello’58” questa serie di 103, che segue alla “E” del’56, viene curiosamente contraddistinta ufficialmente dal suffisso “D”).
Alla fine del 1957 esce anche, in sostituzione della 1100/103 TV, la meno sportiva ma più lussuosa Fiat 1200 “granluce”, che, pur sostanzialmente basata sul corpo vettura della 1100/103, ha un padiglione assai più moderno e luminoso. Le vendite della 1200 inizieranno nel 1958, anno che non registra alcuna novità di rilievo in casa Fiat.
Il decennio si chiude, nel 1959 con la cessazione delle ormai superate 1400/1900, sostituite dalle modernissime ancorché “spigolose” 1800/2100.
Nel 1961 ad andare in pensione un po’ precocemente è invece il tipo 1200, sostituito dalla 1300/1500.
- Modelli anni ’60
Nell’arco di pochi anni la società cerca di coprire le varie richieste degli automobilisti spaziando dalle piccole cilindrate alle grandi berline e presentando i vari modelli con allestimenti berlina, giardinetta, coupé e spider, diventando, in quanto azienda automobilistica più grande, uno dei perni del cosiddetto boom economico di quegli anni.
Nel 1964 viene messa in produzione un’altra autovettura destinata ad un notevole successo, la Fiat 850, nella sua classica versione berlina e in quelle, altrettanto di successo, coupé e spyder. Nel 1966, stesso anno in cui avviene il passaggio di consegne tra Valletta e l’avv. Gianni Agnelli, viene presentata la vettura più sportiva della gamma, la Fiat Dino progettata in parte con la Ferrari che ne presenta un modello omologo.
I primi anni della nuova gestione sono caratterizzati da nuovi modelli che man mano sostituiscono quelli prodotti nel primo dopoguerra, presentando nel 1967 la Fiat 124 che riesce a fregiarsi del titolo di Auto dell’anno e sulla cui meccanica la Pininfarina crea un modello spider molto apprezzato. Nel 1968 esce la Fiat 125 e contemporaneamente l’azienda intensifica la sua presenza produttiva nel Sud Italia; inoltre acquista parte della Ferrari e la totalità della Lancia. Il 1969 vede la presentazione della prima autovettura torinese con il motore e la trazione anteriori, la Fiat 128, anch’essa destinata ad un buon successo di vendita e a fregiarsi del titolo di Auto dell’anno. Dello stesso anno è anche la Fiat 130 ammiraglia della casa con il suo motore da 2900 cc.
- Modelli anni ’70
L’inizio degli anni ’70, oltre che rappresentare l’inizio della produzione di autovetture all’estero con l’inaugurazione dello stabilimento in Unione Sovietica, vede la presentazione sui mercati mondiali del modello Fiat 127, erede della Fiat 850 e di cui, nei soli primi 3 anni di produzione, ne verranno costruiti oltre un milione di esemplari.
Il 1972 porta contemporaneamente nuovi modelli in vari segmenti di mercato, quello delle utilitarie con la sostituzione della Fiat 500 con la nuova Fiat 126, quello delle berline di gamma alta con la Fiat 132 e quello delle autovetture sportive con la Fiat X1/9 (progettata e costruita da Bertone). Dopo alcuni anni di poche novità significative, dovuto anche alle prime crisi petrolifere, esce nel 1974 la sostituta della Fiat 124, la nuova Fiat 131 assemblata nello stabilimento di Mirafiori con l’uso di nuove tecnologie in parte robotizzate, e la Fiat 133 un non riuscito mix fra 127 e 126 prodotta e venduta solo all’estero (Spagna e Argentina).
Nel 1978 entra in produzione la Fiat Ritmo, autovettura che si distacca notevolmente nelle linee da tutta la produzione precedente e che ha la caratteristica curiosa di dover essere messa sul mercato degli Stati Uniti con un altro nome, Fiat Strada, a causa della presenza sul mercato di un tipo omonimo di profilattici.
In questo stesso anno l’azienda subisce un radicale cambiamento di struttura con la creazione della Fiat Auto Spa sotto cui vengono raggruppate tutte le aziende del gruppo attive nel comparto automobilistico (Fiat, Lancia, Autobianchi, Ferrari e Abarth) scindendo le attività collaterali in nuove ragioni sociali come Fiat Ferroviaria, Fiat Avio e Fiat trattori. Nel frattempo anche tutta la produzione di veicoli industriali aveva perso la denominazione di Fiat per essere inglobata nel marchio Iveco.
- Modelli Anni ’80
L’inizio degli anni ’80 presentano un ulteriore ringiovanimento della gamma con le Fiat Panda del 1980 (design di Giugiaro) che si instaura fra 127 e 126. La Fiat Argenta in sostituzione della Fiat 132 nel 1981 che si rivela una rivisitazione generale. La Fiat Regata che prende il posto della Fiat 131 nel 1983 derivata dalla Ritmo.
Forse un capitolo a parte merita la presentazione, datata 1983 della Fiat Uno (sempre design di Giugiaro), degno successore della Fiat 127, si merita anch’essa il titolo di Auto dell’anno, è la prima autovettura della casa il cui motore, il FIRE 1000, è prodotto negli stabilimenti di Termoli (aperti nel 1972 e considerati importanti sul fronte motori) ed è a tutt’oggi il modello Fiat che vanta il più grande numero di esemplari costruiti, oltre 8.000.000.
Nel 1985 vede la luce il primo esemplare frutto della collaborazione tra le aziende del gruppo, utilizzando la stessa meccanica, la Fiat presenta la Croma contemporaneamente alla Lancia Thema e alla Alfa Romeo 164. Di quel progetto faceva parte anche la Saab 9000.
Nel 1988 esce la Fiat Tipo che va a sostituire, nel campo delle berline di media cilindrata, la Fiat Ritmo, seguita a distanza di due anni dalla presentazione della Fiat Tempra, altro progetto di collaborazione con la Alfa Romeo 155, e la Lancia Dedra.
Sempre del 1988 è la presentazione di un altro modello che ha fatto la storia, purtroppo in questo caso negativa, dell’azienda Fiat, la Fiat Duna, un’autovettura, nata e prodotta in Brasile che si rivelò un vero fiasco commerciale e che è ricordata ancora oggi soprattutto per le battute umoristiche nate intorno a questo modello.
- Modelli anni ’90
Gli anni ’90 sono caratterizzati dall’ entrata in produzione dei modelli che vediamo circolare ai giorni nostri e che possiamo, in parte, ritrovare ancora nei listini di vendita odierni come la Fiat Cinquecento del 1991 che sostituisce la 126, vera e propria mini-rally car. La Punto, che sostituisce la Uno, lanciata nel 1993, si caratterizza da una linea innovativa da monovolume che riceve il premio auto dell’anno 1995. La Coupé del 1993 che sostituisce la X1/9 dotata di un 2000cc turbo. La Ulysse del 1994 che fu la prima grande monovolume di successo prodotta dalla Fiat. La Fiat Barchetta, autovettura spider disegnata da Andreas Zapatinas che riscosse un buon successo come spider economica. Le Fiat Bravo/Brava del 1995, caratterizzate da una linea moderna e da dimensioni da utilitarie più che da compatte come eredi della Tipo che ricevono il premio auto dell’anno 1996. La Fiat Marea del 1996, derivata dalla Bravo/Brava, come erede della Tempra. Il progetto 178 di cui fanno parte Fiat Palio, Fiat Siena e Fiat Albea del 1997, pensate come auto, eredi della sfortunata Fiat Duna, di cui fanno parte anche il Fiat Strada (pick-up venduto anche in Italia) e la Fiat Perla, aggiuntasi nel 2006. La Fiat Seicento nel 1998 come erede della Cinquecento di cui conserva il disegno originale. La Multipla, che riprende il nome della 600 Multipla, con sei posti e dimensioni da utilitarie. Questi modelli sono caratterizzati dalla presenza di varie motorizzazioni sia benzina (1.1, 1.2, 1.4 aspirato e turbo, 1.6, 1.8, 2.0 litri aspirato e turbo) che diesel (1.7, 1.6, 1.9. 2.0 sia TD che JTD) e in taluni casi anche di motori elettrici o a doppio funzionamento (metano, con basse rese di potenza ma dalla grande economia di esercizio, e gpl, che oggi si è perfezionato e ha una resa del 90% rispetto alla benzina e consumi dal rapporto costo/km vicino al gasolio).